"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Gli Articoli di Aldo:

La fede popolare attraverso i tabernacoli (2015-09-19)




In un’epoca moderna, dove ormai tanti valori umani, sociali ma soprattutto cristiani, sono stati tutti - o quasi - messi in soffitta per dare spazio ad un relativismo che ha travolto e strasvolto quella che è stata la secolare vita dei nostri progenitori, il trovarsi davanti in una stradina di campagna un Tabernacolo in pietra, in un bivio stradale una Edicola in mattonatura, a lato dei campi una Croce in ferro battuto, una piccola grotta incassata nel muro di un vecchio casale, e tanti altri luoghi fra i più impensati, non sono altro testimonianze visive, che hanno caratterizzato un modo di avvicinarsi, di pregare, di tenere ben salda una fede che viene da lontano, una fede di profonde radici popolari e popolane. In un qualsiasi luogo della nostra Italia, questi segni sacri visivi, piccoli o grandi, sia in campagna, in paese, o in città, avevano lo scopo preciso nel ricordare al passante il loro significato morale e cristiano. Una Madonnina, un Gesù Bambino, un Gesù Crocifisso, un Santo o una Santa, dava adito di mettersi in ginocchio, o anche in piedi con una compostezza dignitosa e sacrale che affascinava il viandante o la persona distratta che passava lì per caso. Quanti bambini e bambine, accompagnati dalla mamma o dalla nonna, raccoglievano nei prati i fiori di stagione per farne un mazzetto per poi depositarlo nella piccola anfora in vetro con l’acqua, affinchè il fiore potesse resistere più a lungo nella sua freschezza. Quando ancora la civiltà contadina era intatta, sia nei numeri umani e nei nuclei famigliari, la piccola chiesetta era il punto di riferimento e in occasione delle feste patronali, degli eventi più eclatanti, dopo le funzioni pomeridiane si snodava immancabilmente la processione fra le stradine bianche della0 campagna, il tabernacolo o la Croce rogazionale era il punto di riferimento per soffermarsi a recitare una preghiera, accendere una candela, a lanciare un bacetto alla Madonnina dei bambini e delle bambine, un purità di animo, di cuore, di mente. E anche il più incallito anarchico con cappello di feltro, fiocco nero e giacca sulle spalle, quando transitava davanti ad un tabernacolo, si guardava intorno per osservare che non c’era nessuno lo vedesse e di nascosto si faceva il segno della croce. Scrive Amilcare Giovannini (Borgo San Lorenzo nel Mugello 1914 – 1982), nel suo piccolo libretto intitolato “Un Mondo di Cento Case” (Ed. Mazzocchi 1954): “ - Nel mondo delle cento case ( si riferiva al suo vecchio Borgo che conobbe da ragazzino), come in tutti i mondi, sono passate ventate di odio e di dolore, ma solo ventate. E’ rimasta la purezza dei suoi abitanti, l’innocenza dei loro atti, la religiosità della loro vita. Purezza soprattutto. Guardate quel ciabattino che insegna al merlo addomesticato il ritornello di un motivo che non piace ai preti; il giorno delle grandi feste, quando il Cristo passerà dalle cento case e sosterà davanti al Tabernacolo della Madonnina sul Canto, il ciabattino metterà in cucina la gabbia ed andrà a disegnare, con petali di rosa e ginestra, cuori trafitti da spade e Madonne bizantine - ”. Queste scene di tanti anni orsono non sono più. Restano i ricordi, vecchie foto ingiallite dal tempo, scritti nostalgici, e poco altro. Ma se un giorno qualcuno passerà davanti ad un qualsiasi tabernacolo, vecchio, cadente, fatiscente, si ricordi e sappia che lì davanti si sono forgiate tante generazioni che hanno camminato con orgoglio cristiano la loro esistenza. (Aldo Giovannini)


Allegato
Un tabernacolo nella campagna Toscana (Mugello). Una scena di grande semplicità e di fede genuina.