"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
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Grandi personaggi del Risorgimento in Mugello (2012-10-24)

Vincenzo Gioberti a Vaglia (1848) Prima di entrare nel contesto storico della visita di Vincenzo Gioberti a Vaglia nel 1848, ecco una sua breve biografia per comprendere la vita di uno dei personaggi più in vista del Risorgimento Italiano. Dunque: Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 - Parigi, 26 ottobre 1852) fu un sacerdote, politico e filosofo italiano e il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, quindi tra le principali figure del Risorgimento italiano. Fu educato dai padri dell'Oratorio di San Filippo Neri in prospettiva del sacerdozio e ordinato nel 1825. All'inizio condusse una vita ritirata, ma gradualmente acquisì sempre più interesse negli affari del suo paese e nelle nuove idee politiche. Parzialmente influenzato da Mazzini, lo scopo principale della sua vita divenne l'unificazione dell'Italia sotto un unico regime. Fu perciò notato dal re Carlo Alberto di Savoia, che lo nominò suo cappellano. La sua popolarità e l'influenza in campo privato, tuttavia, erano ragioni sufficienti per il partito della corona per costringerlo all'esilio; non era uno di loro e non poteva dipendervi. Sapendo questo, si ritirò dal suo incarico nel 1833, ma fu improvvisamente arrestato con l'accusa di complotto e, dopo quattro mesi di carcere, fu bandito dal Regno sabaudo senza processo; Gioberti andò prima a Parigi e, un anno dopo, a Bruxelles dove restò fino al 1845 per insegnare filosofia. Nonostante ciò trovò il tempo di scrivere diverse opere di importanza filosofica con particolare riferimento al suo paese e alla sua posizione. Essendo stata dichiarata un’amnistia da Carlo Alberto nel 1846, Gioberti (che era di nuovo a Parigi) divenne libero di tornare in patria, ma si rifiutò di farlo fino alla fine del 1847. Al suo ritorno a Torino, il 29 aprile 1848, fu ricevuto con il più grande entusiasmo. Rifiutò la dignità di Senatore che Carlo Alberto gli aveva offerto, preferendo rappresentare la sua città natale nella Camera dei Deputati, della quale fu presto eletto Presidente. Nell'ottobre di quell'anno, a Torino, diresse i lavori del Congresso della Società Nazionale per la confederazione italiana, che lui stesso aveva creato. Il 16 dicembre 1848 il re nominò Gioberti nuovo Presidente del Consiglio, ma il suo governo terminò il 21 febbraio 1849. Con la salita al trono di Vittorio Emanuele II, nel marzo del 1849, la sua vita politica giunse alla fine. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica, visse in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles, dove si trasferì dedicandosi agli studi letterari. Morì improvvisamente a Parigi per un colpo apoplettico il 26 ottobre 1852. In uno scritto il Prof. Giuseppe Baccini, storico mugellano, datato 18 ottobre 1896, così descrive la storica e memorabile giornata che visse Vaglia: 'Nessuno fin qui ha fato conoscere ai mugellani il prezioso ricordo che un illustre filosofo del secolo nostro , Vincenzo Gioberti, lasciò nel 1848 al sig. Gasparo Barchielli, il geniale proprietario della Locanda di Vaglia, situata sulla strada maestra e frequentatissima in quei tempi dai passeggeri che vi facevano sosta o per albergare o per rinfrescare o cambiare i cavalli. Il sig. Gaspero era uno di quegli uomini pratici ed accorti che a prima vista destano simpatia ed ispirano fiducia in chi li avvicina; sia per l'eccellenza del carattere, sia per la franca urbanità dei modi. Tale era il sig. Gaspero che ebbe la fortuna di stringere la mano ed ospitare nel 1848 l'abate Gioberti. Il 48 fu l'anno dei grandi entusiasmi, della gioia, delle speranze, degli eroismi, che l'infausta giornata di Novara distrusse, ripiombando il popolo italiano nel lutto e nella dura schiavitù della dominazione straniera. Gioberti giunse da Bologna a Vaglia il 24 giugno 1848. Smontato dalla carrozza fu ricevuto con vivo entusiasmo dal sig. Gaspero Barchielli e dalla sua famiglia; fu cioè acclamato come si acclamano gli uomini dallo stampo di Gioberti. Quel giorno la Locanda Barchielli era in festa; il sig. Gaspero con la sua famiglia si pose in faccende per onorare il celebre Uomo di Stato, che, soddisfatto da tante dimostrazioni affettuose, volle in quella sera rimanere ospite del sig. Gaspero. La Guardia Civica paesana si pose subito in assetto con l'alta uniforme e recatasi col comandante Melani alla Locanda Barchielli, si unì al popolo gridando evviva Gioberti! il quale commosso si affacciò alla finestra ringranziando i vagliesi con parole ispirate a sentimenti generosi di Patria e Libertà. Il Gioberti, grato delle cure e della gentilezza ricevuta, volle, prima di partire per Firenze, lasciargli due suoi preziosi autografi che i sigg. Napoleone, Alessandro e Enrichetta, fratello e figli del sig. Gaspero, mi hanno concesso di copiare e pubblicare. Ecco infine le memorie 'giobertane'. Vincenzo Gioberti dichiara di aver trovato ottima e cordiale ospitalità in casa del sig. Gaspero Barchielli, albergatore di Vaglia e della gentile sua famiglia. Di Vaglia il 24 dì giugno 1848. In una lapide che fu collocata si leggeva 'Vincenzo abate Gioberti/ che ricusò assai volte/ abitare la casa dei potenti/ dormì in questa umile camera/ di Gaspero Barchielli di Vaglia nel Fiorentino/ Vaglia il XXIV ottobre del MDCCCXLVIII'.

(Aldo Giovannini)