"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
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BORGO SAN LORENZO 11 SETTEMBRE 1944 - 70 ANNI ORSONO (2014-09-08)



70 anni orsono, lo scorso 11 settembre 1944, (cadeva di lunedi), avvenne La Liberazione di Borgo San Lorenzo nel Mugello, anche se purtroppo la guerra doveva ancora continuare per diversi mesi causando ulteriori ed immani tragedie.

Nel nostro piccolo vogliamo far rivivere quella che fu la "vera" cronaca di quei giorni, anche per rendere onore ad Ottavio Pini, (nome di battaglia "sparviero"), scomparso tre mesi orsono (17 luglio 2014), il quale nel settembre del 1991, in occasione della stampa del libro " E la gioventu' trovo' la vita - presenza salesiana a Borgo San Lorenzo 1935 - 1967", rilascio' allo scrivente di queste note e al carissimo coautore Pier Luigi Naldi, anch'esso recentemente scomparso, nella sua abitazione nel viale IV Novembre, una intervista inedita che non aveva mai voluto rilasciare ad altri, per ragioni sue personali che poi siamo venuti a conoscenza tanti anni dopo.

Prima di entrare nel contesto, si dice il caso in un catalogo che abbiamo ritrovato e dedicato alla famiglia del grande scultore Antonio Berti (" la Famiglia Berti - Edizioni Mazzocchi 1948"), ci sono anche alcuni passaggi della liberazione di San Piero a Sieve e Borgo San Lorenzo, ma noi seguiamo, quella che fu la viva voce di Ottavino Pini (per tanni commerciante in via Mazzini, la vecchia Malacoda a Borgo), quando appunto ci ospito' 33 anni orsono nella sua villetta a Cristo Re, dove e' scomparso sulla soglia dei 90 anni, facendoci visionare anche un quadernetto intitolato "- La Liberazione di Borgo San Lorenzo, dal diario manoscritto di Ottavio Pini "sparviero"- .

Dunque stralciamo ed iniziamo: " - sabato 9 settembre 1944, La bufera e' passata: i tedeschi hanno abbandonato Monte Giovi e San Cresci sotto il tiro implacabile dell'artigleria inglese. Abbiamo approfittato dell'occasione per catturare due tedeschi. Noi, i superstiti della "Lavacchini" guardiamo i boschi picchiati dall'aviazione e dal mortaio fino a poco tempo fa; non ci rendiamo conto di come abbiamo fatto ad uscirne vivi. Ci riunimmo nella casa del contadino Mattioli (Podere detto l'Ospedale - ndr). Prima c'era il comando dell'artiglieria tedesca e ora ci siamo noi. Dopo tanto tempo beviamo un po' di vino, non e' del meglio, ma pazienza bisogna contentarsi di quello che hanno lasciato i tedeschi. Verso le 15 arriva il "Dona" (Donatello Donatini - ndr) ci domanda delle armi della Brigata se le abbiamo salvate tutte: annuiamo. "Dona" sorride compiaciuto. Dopo aver esaminato le armi "Dona" ci chiama " occorre, mi dice, che una squadra stasera scenda a Borgo e vi rimanga tutta la notte per sorvegliare le mosse dei tedeschi , il comando l'avrai tu (Ottavio Pini - ndr), scegliti dei ragazzi in gamba. Va bene rispondo . Si offrono di venire con me Fiorino (Ferdinando Fiorelli, cugino dello scrivente di questa note - ndr), scialuppa, il Dori Luciano, "carrista", il " tatta" e "grandine"; scendiamo verso la strada che ci condurra' al piano, armati di mitra e di stein. Ci fermiamo brevemente a Villa Rosselli (Villa Rosselli Del Turco a Sagginale - ndr). I tedeschi sparano cannonate dalla Gotica; uno e' esploso alla Madonna della Febbre; piu' tardi sapremo che quel colpo ha ucciso un uomo. Seguiamo il corso della Sieve fino a Borgo e traversiamo il fiume sulla passerella lasciata dai tedeschi (le mine non sono esplose). Entriamo in Borgo, caro vecchio paese, e' da gennaio, che non ti vedevo! Non c'e' un'anima in giro: camminiamo ai lati della strada e finiamo per inciampare nella linea elettrica a terra: passiamo per via Mazzini ( Malacoda - ndr) e entriamo in piazza Cavour: pattugliamo le strade con le orecchie tese in ascolto di eventuali rumeri sospetti e del minaccioso "bum-bum" indicante i colpi destinati ad arrivare qui. Siamo stanchi e tedeschi non se ne vedono. Decidiamo di andare dai Salesiani per avere informazioni da Poletto (Prof. Lorenzo Poletto, docente all'Istituto Salesiano - ndr). Troviamo un certo Marchini che dorme in sacrestia, che ci dice che Poletto e' a Villa Pecori Giraldi. Ci invita ad entrare e a cenare con pane e pere, accettiamo. Mentre mangiamo ci racconta come la ritirata del grosso tedesco si sia effettuata, ma esistono ancora nei paraggi forti reparti di retroguardia. Accettiamo di riposare in cantina su del cotone. Alle 3 ci alziamo e ripartiamo. Dopo due ore di permanenza in paese, senza che si noti nulla di nuovo, partiamo per San Cresci mentre ricominciano ad esplodere i colpi tedeschi. Ci fermiamo a Villa Ochi (la Villa detta "Gli Ochi" sopra Sagginale era di proprieta' di Niccolino Fiorelli babbo del partigiano Fiorino e zio dello scrivente di queste note - ndr), saluto la mia famiglia li' sfollata e riprendiamo il cammino. Presento il rapporto a "Dona" che mi sembra soddisfatto. Domenica 10 e lunedi 11 settembre 1944. Poco dopo il nostro ritorno, un violentissimo fuoco di artigleria alleata si rovescia su San Cresci. L'ospedale e' colpito (parte dell'Ospedale di Luco di Mugello era stato trasferito a San Cresci, grazie al direttore dott. Giuseppe Maria Cieri - ndr); a chi tirano! Forse, pensiamo, la "cicogna" ha visto i nostri elmetti tedeschi e ci ha scambiato per tali. "Dona" dopo due ore di fuoco decide di inviare a Santa Brigida "mammolo" e "fachiro" per chiare la situazione. Do' al " fachiro" la mia pistola, una stosel. Dopo due ore il fuoco cessa. Sapremo dopo pero' che "mammolo" e "fachiro" sono stati disarmati dagli Alleati. Addio mia stosel. Vengono inviate pattuglie nella vallata: ritornano con l'annunzio che vi sono tedeschi dappertutto. La Brocchi, Borgo, Rabatta, ecc. Il CLN si riunisce; vengo incaricato (ovviamente parla sempre Ottavio Pini - ndr) di tornare a Borgo con una pattuglia di cinque uomini, un'altra pattuglia sempre di cinque uomini, la comandera' "naso". Abbiamo ordini precisi. Poiche' e' chiaro che i tedeschi si spingono di giorno nella valle e ripartono la sera, dobbiamo bloccare gli accesso al paese e presidiare i passaggi obbligati per permettere alla Brigata di occuparlo domani. Io e "naso" fissiamo la parola d'ordine, poiche' caleremo per strade diverse: lui da quella di Lutiano io da quella di Rabatta. Sono con me "stioppo", "furia"," pirata", "carrista" e "stoppaccio" Con "naso" c'e' "fiorino", "figaro", grandine", "tecnico" e "tetta". Abbiamo anche l'ordine di bloccare gli edifici pubblici. Nulla di notevole fino a Rabatta: Qui ci fermiamo poiche' Borgo e' sotto tiro di artiglieria. Un contadino ( Lastri?), sgusciato fuori da una porta ci invita in casa a bere un bicchiere. Accettiamo. Ci narra di come venti minuti prima ci fossero i tedeschi in Rabatta e come di forti reparti siani accampati al di la' delle provinciale Borgo-Vicchio. In quel momento a "furia" , non si sa bene perche', parte un colpo di fucile che fora il soffitto; interpreto il fatto come un cattivo auspicio. Il contadino ha paura, si dispera, dice che arriveranno i tedeschi, allora ordino di partire e di mettere le armi in sicura perche' non si ripetono simili incidenti. Alla curva della strada " stioppo", che e' in coda, sussulta, toglie la sicura al "mauser" e lancia il chi va la'! Dice che ha sentito un uomo camminare , ma noi non abbiamo udito niente e incitiamo "stioppo" a proseguire. Rifiuta. Ha ragione perche' poco dopo esce dall'ombra un uomo con le mani in alto. E' un civile che ci aveva presi per tedeschi e aggiunge che i tedeschi sono accampati al di la' della provinciale. Ripartiamo. Domando a "stioppo" se ha messo la sicura all'arma. Dice di si', tira il grilletto e parte un colpo. Sono costernato: prevedo che a Borgo non arriveremo. Ci segnalano che i tedeschi a 500 metri da noi lasciano partire fucilate. Ordino di proseguire. Camminiamo sui bordi della strada mentre Borgo e' sotto il tiro dell'artiglieria inglese. Arriviamo in paese mentre il fuoco si sposta nella zona del Ponterosso-la Soterna. Ci sentiamo piu' sicuri perche' le case offrono piu' riparo; traversiamo il paese mentre la terra vibra sotto le esplosioni. Nulla. Pattugliamo per circa tre ore; "naso" e i suoi non arrivano: decidiamo di andare a Villa Pecori Giraldi per vedere se e' la'. Poletto (Prof. Lorenzo Poletto, docente ai Salesiani - ndr) ci racconta l'odiosa permanenza delle SS a Borgo durante la giornata: "naso" non c'e' e non arriva. Temo che gli sia accaduto qualcosa.

Alle tre del pomeriggio ritornaimpo in paese; il fuoco e' cessato. Entriamo nella Caserma dei Carabinieri (era nell'attuale vetreria Santelli in piazzale Curtatone e Montanara - ndr), ci richiamo in via Pananti e apposto due uomini tra le macerie all'an golo del viale IV Novembre, in questo momento arriva preceduta da un bel sibilo, una cannonata alleata che scoppia nelle fornaci Brunori; "naso" con la sua squadra non e' ancora arrivato, siamo pochi e non possiamo da soli adempiere gli ordini, frazionando le nostre deboli forze. Passiamo la via di Paliano (via Marconi - ndr) e ci rechiamo al Ponterosso. Mentre guardiamo verso Ripa (piu' tardi sapremo che c'erano i 50 tedeschi incaricati di far saltare il paese con il tritolo). Udiamo un rumore di motore verso Serravalle.

Ci guardiamo in faccia e poi verso la direzione del suono. Non scorgiamo niente perche' sulla Sieve c'e' un banco di nebbia e decidiamo di andare fino al ponte. Qui giunti scendiamo sulla passerella e per caso alziamo lo sguardo verso lo "Stradone" (strada Faentina verso il bivio di Olmi - ndr). Qui' appoggiati al muricciolo semidistrutto stanno due uomini in divisa "kaki" con in testa un conosciuto elmetto a "padella": vicino a loro una piccola auto di forma strana, carica delle piu' svariate cianfrusaglie. Quei due sono inglesi!!! Ci slanciamo verso i due che vengono verso di noi, pistole alla mano. Li saluto in inglese e dico loro che il paese e' libero e da noi controllato.

Domando delle sigarette e chiedo dov'e' il grosso alleato. Mi risponde uno di loro, spiegandomi che sono di pattuglia e che il grosso verra' giu' fra qualche giorno: guardo l'orologio: sono le 18,05. Ci danno due pacchetti di "goldflake". Fumiamo con entusiasmo. Ordiniamo a "pirata" di andare a San Cresci ad avvertire il C.t.n.l. e dare il segnale di discesa, incontriamo il primo civile che arriva a Borgo libera: il fornaio Vitartali (Alfredo Vitartali detto il "fornaino" - ndr). Rientriamo in paese entusiasti, cantando. Mi oppongo che si spari in segno di giubilo, le munizioni sono contate e i tedeschi potrebbero sbucar fuori. In via Mazzini, dei civili rimasti in paese malgrado gli avvenimenti ci applaudono alle finestre. Innalziamo il tricolore sulla Torre dell'Orologio alla presenza di un sacerdote (don Lorenzo Gasperi, eroe prete salesiano che salvo' Borgo San Lorenzo dal tritolo e dalla dinamite dei tedeschi - ndr), e di pochi civili; ordino di suonare le campane per annunziare che Borgo e' libera. Mi sento commosso. Alle ore 21,45 la Brigata del C.t.n.l. e le prime truppe alleate entrano a Borgo. La liberazione e' completata -".

Ci siamo sentiti in dovere a due mesi dalla scomparsa di Ottavio Pini (17 luglio 2014) ed a 70 anni dalla liberazione di Borgo dove lo vide prim'attore, riportare la sua voce e il testo del diario manoscritto che ci fece visionare tanti anni orsono, poiche' e' stata questa una pagina di storia non indifferente, anzi eclatante, del nostro Mugello e del nostro martoriato paese. Ottavino Pini, di cui ci onoravamo della sua amicizia, dopo poco la guerra, non volle restare in alcuna associazione, non ne volle piu' sapere, per molteplici ragioni che se le riportiamo allungherebbero notevolmente questo ricordo; torno' al suo lavoro, alla sua famiglia, ai suoi figli, con nel cuore il suo credo di uomo libero: orgoglioso di aver fatto il proprio dovere, senza chiedere beni e prebende! Aveva solamente 19 anni quando per primo entro' nel suo paese natio, l'11 settembre del 1944. (Aldo Giovannini)


Foto 1


Ottavino Pini, giovane alpino durante la II° Guerra Mondiale


Foto 2


Carri armati inglesi guadano il fiume Sieve entrando in Borgo San Lorenzo


(Archivio storico-fotografico di Aldo Giovanmnini)