"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
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IL CASTELLO DEL TREBBIO - UNA BREVE STORIA (2007-11-09)

Fra i tanti libri che ricordano il Trebbio, due ci sono molto cari; quello scritto nel 1897 dal Prof. Giuseppe Baccini di Barberino, storico del Mugello, e un piccolissimo libretto redatto dalla Signora Marjorie Jebb Scaretti, moglie del Sig. Enrico Scaretti, che acquistò all'incanto nel 1936 questo antico maniero, libretto che la stessa Signora ci fece dono nel lontano 1972, quando fummo suoi ospiti, con l'allora Vice Direttore de La Nazione, alla ricerca della casetta che ospitò Amerigo Vespucci.

Dunque il Trebbio è una delle costruzioni più antiche della vallata mugellana e risale addirittura, come fortilizio e torre di guardia ai tempi dei longobardi e successivamente, undicesimo secolo, al tempo di Matilde di Canossa. Nel 1427, per ordine di Cosimo il Vecchio (Pater Patrie), l'architetto Michelozzo Michelozzi costruì il Castello sopra l'antichissimo fortilizio come luogo di villeggiatura e padiglione di caccia, posto sopra una amena collinetta circondata da secolari cedui ai cui piedi troneggiava già il castello di Cafaggiolo, residenza primaria della famiglia medicea; Il Trebbio, se così si vuol dire, era il cugino 'minore' del più sontuoso Cafaggiolo. Per ragioni familiari che ci sfuggono, ma facilmente intuibili, questo splendido maniero divenne proprietà nel tempo di Pier Francesco (1430-1476) successivamente del figlio Giovanni detto 'il popolano' (1467-1498) facente parte ovviamente del ramo cadetto dei Medici, il quale non disdegnava anch'esso nell'ospitare illustri personaggi come Amerigo Vespucci che fu ospite nel 1476 durante la peste che infestò Firenze e/o poeti ed artisti come Donatello, il Poliziano, Pico della Mirandola, Luigi e Luca Pulci, spesse volte ospiti nel vicino Castello di Cafaggiolo. Giovanni 'il popolano' durante una ambasceria nella Signoria di Forlì, Faenza e Imola, conobbe la leggendaria Caterina Sforza Riario, (1462-1509) già due volte vedova, intrepida e coraggiosa condottiera, (fu una delle rarissime donne che non si sottomise a Cesare Borgia, il Duca Valentino) ne divenne sua moglie e da questa unione nacque l'unico loro figlio, chiamato Lodovico (1498-1526) ma che nel tempo, morto il padre, divenne Giovanni Dalle Bande Nere (le bande delle bandiere dei suoi soldati furono abbrunate a lutto per la morte dello zio, Papa Leone X, al secolo Giovanni dè Medici, figlio di Lorenzo Il Magnifico). Sposò, una sua cugina di terzo grado, Maria Salviati, ebbe un figlio, Cosimo (Cosimo I° Granduca di Toscana: 1519-1574) e morì a soli 28 anni per le gravi ferite riportate durante uno scontro contro i francesi a Pavia. Il Castello del Trebbio, morta Maria Salviati fu nel corso di quegli anni poco frequentato servendo solamente per battute di caccia poiché Cosimo I° con la moglie Eleonora di Toledo preferiva Cafaggiolo. Finalmente nel 1644 la proprietà fu acquistata dal N.H. fiorentino Giulio Serragli, che lasciò eredi di tutto il complesso (castello, terreni, bosco, poderi, fattoria, etc, etc) la Congregazione dei Padri Filippini. Molte furono, fra '700 e '800, le vicissitudini del Trebbio in questo periodo e la proprietà dai Filippini passò per una serie di oscure ragioni ad un certo Oreste Codibò, nipote del vecchio amministratore dei Filippini, il quale accumulando moltissimi debiti con una vita dissoluta, fece sì che il Trebbio con annessi e connessi fu acquistato nel 1882 dal principe Marcantonio Borghese, già proprietario all'epoca del Castello di Cafaggiolo, della fortezza Medicea di San Piero a Sieve e di Villa Il Palagio di Scarperia. Anche in questo periodo dopo alcuni anni di splendore il Trebbio fu abbandonato e finalmente nel 1936 il dott. Enrico Scaretti, di vecchia famiglia liberale piemontese radicata in Roma dove era proprietario di un Istituto di Credito (Banca Scaretti) acquistò all'incanto tutto il complesso monumentale, e con la moglie, la gentile Signora Marjorie Jebb di antica nobiltà inglese, ha riportato agli antichi splendori il Castello mediceo dopo lunghi lavori di recupero e restauro. Scomparsi i signori Scaretti, ed è storia attuale, il figlio dott. Lorenzo, prosegue con immutata passione quel percorso che intrapresero 70 anni orsono i suoi cari genitori, che riposano per sempre nell'Oratorio ai piedi del Castello dedicato alla SS.Vergine Maria.