"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Parco Storico di Monte Sole - Aspetti Naturalistici Del Parco

MONTE SOLE
autore "Massimo Rossi"

Territorio
Il Parco si sviluppa sulla media montagna a sud di Bologna, tra le valli del Reno e del Setta, dall’abitato di Grizzana Morandi e la confluenza dei due fiumi.
Da un punto di vista altimetrico si passa dai 100 m. s.l.m. della confluenza Reno - Setta agli 825 m. s.l.m. del Monte Salvaro, la vetta più alta del Parco.
L’area è in gran parte proprietà privata, tolti alcuni terreni della Provincia di Bologna siti in prossimità del cuore del Parco: l’area del Memoriale, sui quali sorge la struttura ricettiva del Poggiolo.
Il comprensorio di Monte sole era caratterizzato all’inizio del secolo da un insediamento con case sparse, chiese isolate e piccoli borghi; il territorio si configurava come un mosaico a causa dell’alternarsi di campi prati e nelle zone più impervie boschi, di solito cedui.
Tra le produzioni agricole dominavano i cereali, in particolare il frumento; si producevano anche vino, frutta e castagne.
A seguito dell’abbandono dell’area causato dall’eccidio del settembre 1944, vi è stato un progressivo aumento della superficie boscata, una diminuzione dei seminativi e la quasi totale scomparsa del seminativo arborato, del quale permangono pochi esempi.
Il paesaggio attuale è quello tipico della collina e media montagna bolognese.

Superficie: circa 6300 ettari (2600 di Parco, i restanti di Pre-Parco).

Accessi: il Parco di Monte Sole è facilmente raggiungibile dall’autostrada “A1” (uscite di Sasso Marconi e Rioveggio), dalla ferrovia Bologna-Pistoia (stazioni di Lama di Reno, Marzabotto e Pioppe di Salvaro) e Bologna-Firenze (staz. Vado-Monzuno e Grizzana) e dalle strade statali della Val di Setta e Porrettana.

Istituzione: il Parco è stato istituito con L.R. n.19 del 27 maggio 1989.

Comuni interessati: il Parco ricade nei Comuni di Marzabotto (la maggior parte del territorio), Monzuno e Grizzana Morandi.

Gestione: l’Ente di gestione è un Consorzio obbligatorio formato dai tre Comuni territorialmente interessati, dal Comune di Bologna, dalla Provincia di Bologna e dalle Comunità Montane delle Valli del Savena e dell’Idice e della Media e Alta valle del Reno. La sede degli uffici è a Marzabotto, in via Porrettana 4/f.

Abitanti: il territorio del Parco è scarsamente popolato anche in conseguenza dello sterminio operato dai nazi-fascisti nell’autunno del 1944. Alcuni nuclei storici di una certa importanza, ancora abitati, sono situati in prossimità di Grizzana Morandi sul versante del Setta, a Sperticano e a Panico. Il resto è composto da singole case isolate e sparse sul territorio.

Flora
Da una recente indagine risulta che nel Parco sono presenti 936 specie floristiche. Considerato che la flora regionale conta circa 2700 specie, 1/3 della diversità floristica dell’Emilia Romagna è presente nel Parco.
La composizione della copertura vegetale dell’area risente in primo luogo della collocazione geografica del territorio del Parco. Esso, infatti, si situa ai limiti della zona climatica mediterranea, mentre risente ancora delle influenze continentali proprie dell’Emilia centrale. Queste due situazioni, così diverse fra loro, sono all’origine della compresenza all’interno del comprensorio del Leccio (stenomediterranea) qui nei suoi popolamenti più occidentali della regione, e del Pino silvestre (eurasiatica), che a Monte Termine vede l’estremo meridionale del suo areale naturale di diffusione.
La morfologia del territorio aggiunge motivi di variabilità alla componente floristica: i ripidi versanti, con esposizioni diverse, ospitano un ricco corteggio rupestre che varia a seconda della composizione del substrato roccioso (da arenaceo a marnoso e argilloso); le profonde incisioni (forre) ospitano specie microterme e i dolci pendii prati e cespuglieti con specie adattate a temperature miti.
Inoltre l’estensione altitudinale crea i presupposti per la presenza del Faggio (Fagus sylvatica) nei versanti settentrionali dei punti maggiormente elevati, specie solitamente vegetante ad altitudini maggiori.
In generale i versanti settentrionali sono coperti da boschi dominati da Carpino Nero, mentre quelli meridionali sostengono boschi di Roverella. Ben rappresentati, soprattutto sui suoli acidi della parte meridionale del Parco, i boschi di Castagno, un tempo estesamente utilizzati per la produzione di frutti destinati alla molitura.
Il castagneto riporta l’argomento alla influenza dell’antropizzazione del territorio sulla sua composizione floristica. In realtà, a Monte Sole, è più corretto parlare di deantropizzazione. Infatti, qui, la secolare (millenaria se si considerano gli insediamenti etruschi di Misa) presenza dell’uomo e delle sue attività risulta bruscamente interrotta in corrispondenza degli eventi tragici dei quali il Parco è chiamato, dalla stessa legge istitutiva, a trasmettere la memoria. L’evoluzione dell’impatto dell’uomo risulta così arrestata alla vigilia delle ultime grandi ristrutturazioni/rivoluzioni agronomiche, in un periodo, cioè, in cui le attività economiche legate all’uso delle risorse naturali, risultavano ancora largamente “sostenibili” dall’ambiente in cui si inserivano. La fine della presenza delle attività umane a Monte Sole ha provocato l’instaurarsi di processi di rinaturalizzazione che, all’interno del Parco, si presentano particolarmente estesi. Anche dove l’uomo a continuato a lavorare la terra a ad allevare bestiame, però, la presenza di ampie aree di rifugio e irraggiamento per le specie non agronomicamente interessanti (o ritenute infestanti) ha fatto si che Monte Sole presenti ancora numerose fioriture di piante come il Fiordaliso (Centaurea cyanus) o la Speronella (Consolida spp) che, a causa dell’uso di diserbanti, altrove sono divenute di difficile osservazione.

Fauna
Il territorio del Parco, formato da un fitto mosaico di habitat costituisce l’ambiente ideale per una grande varietà di specie animali.
Oltre alle specie più comuni, la fauna del parco è arricchita da popolazioni di indubbio interesse. Gli ungulati hanno ricolonizzato il territorio da pochi decenni, in particolare si trovano nel Parco una popolazione ben strutturata di Cervo e nuclei di Capriolo che non riescono ad espandersi, pur essendo l’assetto ambientale dell’area sicuramente adatto alla diffusione della specie. Sono inoltre presenti il Daino e il Cinghiale. Il primo è da considerarsi alloctono perché introdotto in epoca romana, il secondo è stato immesso recentemente a scopi venatori, a volte anche illegalmente, utilizzando sottospecie del nord est Europa.
Nei boschi trovano rifugio il Ghiro e lo Scoiattolo il quale, nutrendosi di semi d’alberi ne facilita la disseminazione a causa dell’abitudine di seppellire il cibo in eccesso. Il Moscardino, può essere incontrato anche fuori dall’ambiente forestale essendo legato agli arbusti e al sottobosco.
La composizione specifica dell’avifauna del parco è senza dubbio ricca, contando oltre 60 specie di uccelli.
Nelle pareti rocciose e nei fitti boschi nidificano varie specie di rapaci diurni e notturni. Importante è la presenza dell’Albanella minore, il cui habitat è costituito da praterie o seminativi dove nidifica e cattura le sue prede, e del Falco pecchiaiolo, che nidifica sugli alberi e si nutre di insetti, lucertole e piccoli mammiferi.
Nei cespuglieti, formatisi nei coltivi abbandonati, trovano rifugio l’Averla Piccola il Luì Bianco, la Sterpazzola e la Sterpazzolina, nei boschi maturi della zona di Monte Salvaro il Picchio Verde, il Picchio Muratore e il Rampichino, negli ambienti fluviali il Martin pescatore e il Corriere Piccolo.
Di un certo rilievo è la presenza del Succiacapre che, molto difficile da vedere per la sua grande capacità di mimetizzarsi, si nutre catturando insetti in volo durante il crepuscolo o la notte. Il Succiacapre è legato alla presenza di boschi, in particolare predilige quelli radi, soleggiati e asciutti.

Geologia e geomorfologia
La presenza di diversi tipi litologici è dovuta ai differenti processi orogenetici e di sedimentazione che hanno accompagnato la genesi di questi rilievi.
I versanti formati da argille scagliose risultano caratterizzati dalla presenza di diffusi fenomeni di dissesto, localizzati nelle zone vicine a Vergato, Pian di Setta e Grizzana Morandi.
Nella zona di Cà Le Scope troviamo le Marne di Monte Piano costituite da argilliti, marne argillose e argille marnose di colorazione dal rosso al rosato. Ciò risulta evidente nella cava abbandonata in località Steccola.
Le Arenarie di Loiano, biancastre e quarzoso faldspatiche, si estendono da Monte Termine al fondovalle del Setta.
La Formazione di Antognola, litologicamente eterogenea, si presenta con marne e marne argillose di colore grigio verde, e interessa i versanti che dalla zona del Memoriale scendono verso il Torrente Setta. Gli affioramenti posti sulle pendici del Monte Sterlese e del Monte Salvaro, in prossimità di Pioppe, appartengono al Membro delle Arenarie di Anconella e sono caratterizzati da una composizione quarzoso feldspatica a granulometria medio grossolana.
I principali rilievi del Parco, Monte Baco, Monte Sole e Monte Salvaro, sono formati da arenarie molto compatte, color nocciola o grigio chiaro appartenenti alla Formazione di Bismantova.
In località Cinque Cerri è posta la Formazione del Termina costituita da argille e argille marnose scure.
La varietà di tipi litologici sopra descritta genera un paesaggio caratterizzato da forme tra loro differenti. Sulle arenarie si modellano forme aspre con ripide pareti e incisioni torrentizie strette e profonde; al contrario subsrtati argillosi e marnosi determinano una morfologia più dolce.
Nei versanti argillosi esposti a sud i fenomeni erosivi possono generare la formazione dei Calanchi, una delle emergenze geomorfologiche più tipiche della zona.