"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Gli Articoli di Veronica:

APPENNINO AMARCORD (2005-09-26)

Appennino, un timido sole s’affaccia e poi tace, imbronciato.
Un autunno un po’ incerto risveglia ricordi sopiti tra gli abeti e le case di ruvido sasso.
Ed è li, su una panca, testimone silente di mille avventure che due anziani ritrovan, fumando, quel che è stato e che più non sarà.
“ …At ricordet l’Ofelia del lago…con ‘ du gamb acsè beli che parevan d’un anzel” ?( con due gambe così belle che sembravan di un angelo).
Annuisce e conferma con lo sguardo al lontano, mentre il fumo del sigaro ascolta,
poi riparte pian piano.
“ Am arcord, a l ‘arcord …quando in cima alla strada, ben passava con le trecce annodate
e la sete veloce cacciava con la testa nella vecchia fontana.
Ti ricordi quella volta che il suo babbo, butto via le sue scarpe più buone,
ma lei ‘tosta’ andò ancora a ballare scalza e semplice come fosse bambina?
Ricamava colletti e camicie e il bucato stendeva nei prati…
sembra ieri, sembra oggi, ed invece… sessant’anni oramai son passati!
L’am piaseva, con quei denti piccini che stringevano fiori di campo
e quegli occhi color fiordaliso…
occhi grandi che riempiva di luce, se qualcuno le prendeva la mano”.
L’altro, immobile, l’aria annusa e sospira : “Anch’ a me, l’am piaseva l’Ofelia…
ma era vento e come vento passava, sollevando “tott’ al foj “( tutte le foglie) tutte attorno,
e di polvere un mulinello restava”.
Nella brezza montana si avverte,
una musica che vien dal granaio… un’armonica a bocca risuona
mentre scocca la vecchia campana…
“ E’ l’Ofelia che danza!” Dice il primo “ No, la vedo, è nel lago a lavare” l’altro esclama,
…ma l’Ofelia è scappata lontano, con un fascio di rose strette in mano.
Veronica Balboni