"Gli Appennini sono per me un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente tra due mari (....) è un così bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l'una dall'altra; spesso non si può nemmeno distinguere in che direzione scorre l'acqua."
J. W. Goethe, Viaggio in Italia (1786 - 1788)
Questo monumentale sacrario, nel quale riposano oltre 31.000 soldati tedeschi, vuole rappresentare una vera e propria lezione di pace e di umanità.
Qui infatti non c'è assolutamente spazio per alcun genere di orgoglio guerresco, come neppure di facile retorica, mentre si dovrebbe visitare con grande rispetto ed osservarlo come monito per il futuro per non cadere negli stessi sbagli del passato.

Negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale i 110.000 caduti tedeschi della Campagna d'Italia erano stati sepolti nei cimiteri comunali più prossimi ai luoghi di battaglia e quasi sempre con sepolture a carattere provvisorio. A partire dal dicembre del 1955 la Germania ottenne dagli Alleati l'autorizzazione ad erigere monumenti ai propri caduti.

Per accogliere i resti dei caduti germanici sulla Linea Gotica si scelse il Passo della Futa. Questo perché fu il luogo che per diversi mesi vide assestarsi il fronte difensivo tedesco, nonchè le più aspre e sanguinose battaglie con il maggior numero di morti. Nei mesi successivi all'accordo si iniziò la realizzazione del cimitero militare tedesco, conosciuto anche come Futapass.

L'inaugurazione avvenne il 28 giugno 1969 e a quell'epoca nel cimitero riposavano 30.665 caduti, mentre oggi a seguito di continui ritrovamenti, per lo più casuali, questa cifra è salita a 31.229. Pertanto bisogna rammentare che questo cimitero è il maggiore sacrario germanico in Italia per numero di salme.

Il progetto venne affidato all'architetto Oesterlein il quale doveva interpretare nella forma il motto che "le tombe di guerra incitano alla pace, chiunque voglia collaborare alla diffusione delle idee per la pace è il benvenuto".
L'ingresso del cimitero è contraddistinto da uno stretto passaggio. Non c'è risultato monumentale bensì grande modestia strutturale.

Sulla destra si scorge immediatamente un muro in pietra che per una lunghezza di duemila metri sale a spirale ed abbraccia l'intera collina.
Questo muro termina in un triangolo verticale alto una dozzina di metri, simile ad una vela, che si erge verso il cielo.

Alcuni sostengono che questo particolare architettonico simboleggia un ala di aquila, ossia il simbolo per eccellenza dell'esercito tedesco. Ai piedi di questa grande vela di pietra e marmo lucido si estende il cortile d'onore, sotto il quale si trova posto la cripta e la cappella per le cerimonie liturgiche. Le lapidi di sepoltura sono materializzate da 15.000 lastre in pietra grigia lucida sulle quali sono incise le identità dei soldati, le date ed i rispettivi gradi.

La visita del cimitero della Futa appare come una sorta di villaggio spirituale. Partendo dal basso e quindi dalla sofferenza si può ascendere in alto e quindi in cielo, passando lungo il cammino per il sacrificio.

La vela voluta dall'architetto Oesterlein rappresenta una sorta di rampa indirizzata al cielo, quasi ad indicare la giusta direzione alle anime dei soldati qui sepolti.
Questa struttura risulta abbastanza inedita per un cimitero di guerra. La sua architettura non vuole essere celebrazione dell'esercito tedesco e infatti le uniche insegne dei battaglioni sono soltanto simboli identificativi. La scelta delle lapidi orizzontali e non delle comuni croci bianche contrasta nettamente con i concetti di eroicità, virilità ed orgoglio guerresco.
Danno infatti la suggestione di semplicità, eguaglianza, pace e riposo.

Sul tragitto che costeggia il muro sporgono 67 croci che simboleggiano una sorta di via crucis.
Nella sua triste bellezza è un ammonimento per tutti a ricordare quali sono i frutti della guerra ed a formulare speranze di pace basate sulla fratellanza dei popoli.
Questo sacrario non vuole essere la celebrazione di un mito e neppure l'esaltazione di una potente nazione.
Onora con grande semplicità i tanti uomini morti a causa di una guerra, che forse non ha avuto ne vinti ne vincitori.

Tutto l'articolo sul Cimitero Militare Futapass è stato scritto da Maurizio Valentini sul depliant intitolato Due passi nella storia creato dal Centro Documentazione Pianese e patrocinato dal Gruppo di Studi Savena Setta Sambro.

Sito istituzionale: www.volksbund.de